Conversando con Simona Weller
B.L. - Quale artista romana, di nascita e di formazione, come spieghi il fatto che la critica italiana sia concentrata praticamente a Roma?
S.W. - È una domanda che, spesso, a Milano mi fanno in molti. Maliziosamente direi. Forse sanno già la risposta e vogliono una conferma alla loro idea di amore-odio per la capitale. L'idea da confermare è che siccome siamo tutti scontenti del comportamento della critica ufficiale e siamo tutti scontenti della classe politica e poiché la classe politica e la critica ufficiale vivono e operano nella stessa città, un collegamento ci deve pur essere… Naturalmente c'è, sembra quasi ovvio ripeterlo, ma forse ancora qualcuno lo vuol sentire. "Il potere logora chi non ce l'ha" ha detto un noto politico e potrebbe essere il motto dei critici romani. Tutto quello che a Milano si pensa di Roma è vero. È vero che c'è corruzione, cultura da sotto governo, avidità e miopia storica. Che questi critici sono dei burocrati, dei carrieristi, dei paranoici… "Il pettegolezzo a Roma diventa maldicenza" mi diceva Lea Vergine e potrei sottoscriverlo…
B.L. - E "l'idea d'amore" per questa città così "puttana", in che cosa consisterebbe scusa?
S.W. - Secondo me è latente in tutti quelli che stanno "fuori" e magari ha radici antichissime in un inconscio collettivo che abbraccia l'impero romano e la caricatura che dell'impero romano fece il fascismo… Poi, perché questa maledetta città è maledettamente bella, piena di colore, di fantasia, di gioia di vivere, di gente di tutte le razze… Capisci… Qui succede di tutto, ogni giorno, siamo sempre sotto shock, però i pini marittimi di un verde intenso che si ritagliano contro un bel cielo privo di nuvole non sono solo "quello che io vedo dalla finestra del mio studio", ma anche l'immagine rasserenante di una cultura visiva che continua con me… Dopo Balla, dopo Severini, dopo Boccioni, dopo Mafai e Raphaël, dopo Capogrossi, dopo Dorazio, dopo Accardi… perché non ci si chiede come mai, persino De Chirico è tornato a morire qui?
B.L. - Ma se questa città è, nonostante tutto, così seducente, perché siete tanto preoccupati, voi artisti romani, per l'ascesa delle nuove leve della pittura. Sanno forse "pittare" meglio di voi?
S.W. - Se sapessero "pittare" come dici tu, penso che, magari a denti stretti, ci rassegneremmo umilmente a vederli entrare nell'arena… Ma, (mi riaggancio alla miopia della critica romana, poiché l'operazione parte da qui, coinvolgendo i mezzi d'informazione come per un lancio di nuovi saponi come non si era visto negli ultimi vent'anni) il guaio è che si stanno gonfiando personalità che non hanno neanche il fiato per salire le scale di casa loro… Ti ricordi la moda del "sei politico"? Adesso anche nell'arte, come dodici anni fa nella scuola dell'obbligo, si vuol premiare la mediocrità, la grossolanità, l'incapacità… Con la sostanziale differenza che se è stato "politico" un acculturamento indiscriminato, mi sembra un flagello questo reclutamento di mediocri per fare "situazione nuova". Ancora una volta "il mostro" fa notizia…
B.L. - Ma allora nel clima di una città degradata, non sostenuta dal mercato, priva di una critica intelligente e attenta, come fanno a vivere e soprattutto a lavorare gli artisti?
S.W. - A volte penso che o siamo dei giganti o siamo dei masochisti. Penso che se anche alla Galleria d'Arte Moderna di Roma non ci sono né quadri importanti di De Chirico, né quadri importanti dei futuristi, a New York ci sono e molto più visti che qui. Penso che questi nani che si affannano per anteporre la loro impotenza grottesca (di vedette da avanspettacolo) al lavoro serio, creativo degli artisti, di fronte alla storia faranno la figura che meritano (a parte che i musei insegnano che di loro non resterà traccia…) quella di tutti gli "anonimi stronzi" che hanno sempre finto di ignorare chi abitava al piano di sopra… e, magari, era Balla…
B.L. - E tu?
S.W. - Io… riderai, ma reclamo il diritto di dipingere bene, di avere la libertà di esplorare il bello quanto mi pare, senza dita puntate come si usa nel nostro paese…
Milano, Marzo 1981