Lorenza Trucchi - 1988


La mutevole distesa di luce-colore del mare

Da più di un secolo all'idea di Prospettiva è subentrata quella di Superficie, ma è a partire da Seurat, e ancor più da Cézanne, che quest'idea si è evoluta nel concetto di uno spazio frontale continuo, da qualificare ed animare attraverso una pittura do, se si preferisce, di dialogo diretto. A questo concetto di partecipata immediatezza, che fa dello spazio in ogni suo punto il riflesso stesso del tempo, ha molto contribuito Giacomo Balla.

Fu nel 1912, a Düsseldorf, dove si trovava per decorare la casa dei suoi amici Lowenstein, che Giacomo Balla iniziò le "compenetrazioni iridescenti", basate su innesti cromatici di forme triangolari. Queste opere astratte che per il pittore rappresentavano soprattutto uno studio sulla scomposizione della luce, intesa come energia in movimento, sono un precoce esempio di arte seriale. Serialità di segno, di gesto, d'immagine, che anticipa di molto le tessiture cromatiche, attive in ogni loro parte, poi largamente adottate dai pittori astratti.
Nelle opere recenti di Simona Weller le ascendenze con il grande pittore futurista mi sembrano evidenti. Per le compenetrazioni Balla si era ispirato ai riflessi della luce sull'acqua di un lago e, a sua volta Simona Weller ha sempre scelto a suo motivo ispiratore la mutevole distesa di luce-colore del mare, sino a farne l'allegoria della propria arte: Penso - ha scritto - al mio dipingere un quadro dopo l'altro, un anno dopo l'altro, come ad un'onda che spinta dal vento si formi e si riformi. Il mare resta là, come l'arte, come la pittura, pronto a cambiare ma al tempo stesso immutabile.

La Weller ha iniziato la sua esperienza non figurativa attraverso una pittura-scrittura. Tra le sue parole matrici più frequenti: mare, erba, grano. Parole il cui significato si legava appunto all'idea di una spazialità in superficie, sempre uguale e sempre cangiante. Lo scrivere era per Simona un fare, un agire che nella sua iterazione assumeva quasi un inconscio valore rituale, congiungendola ad una natura intensamente evocata ed amata, poi a poco a poco la trama grafica è stata neutralizzata da fitte tacchettature quindi, dal 1985 cancellata da brevi guizzanti zone di colore puro.

Collocate in cadenze ritmiche così da provocare un effetto di soggiacente sonorità, queste nuove emozionate ed emozionanti tessiture della Weller affidano il loro lirico messaggio ad un colore impulsivo, smagliante tanto perentorio quanto esatto, che richiama in noi gli eterni spettacoli della piana solarità mediterranea.

Roma, Marzo 1988