Marisa Volpi Orlandini - 1976


Simona Weller e la continua scoperta dell'immaginazione pittorica

Nei quadri più recenti di Simona Weller: tele orizzontali fortemente impregnate di variazioni sul colore, appare un tassello rettangolare ripetuto che struttura in modo ritmico la visione. Un ordine che Simona riferisce a Mondrian nelle sue dediche. Naturalmente il Mondrian che dalla fase realistica ed espressiva passava ad una fase critica di riflessione sul linguaggio, la fase dei boschi a Oele, dei Mulini, delle Cappelle, usando la tache divisionista di colore fauve, in funzione di griglia, di struttura. Processo di decantazione che Mondrian mistico e utopista non fermerà più se non nei noti quadri astratti a spazi divisi da orizzontali e verticali.

Sono passati decenni dal momento dell'emergere della pittura astratta, e le esperienze di Simona Weller partono da una situazione già totalmente decodificata. Il suo primo appiglio fu la scrittura infantile e la poesia della pagina totalmente incerta, imitata dal puro desiderio di tracciare tipico dei bambini. Dal travaso dell'elemento poetico nel visivo e del visivo nel poetico, la pittrice arriva ad una fase assai più concreta pittoricamente, in cui le linee orizzontali della scrittura impaginano una composizione ulteriormente grigliata delle verticali delle scolature regolari. La fattura del quadro di Simona Weller è semplice ma molto articolata: il fondo è preparato a tempera, poi traccia le sue scritture con un pastello ad olio, poi per le massellature regolari usa ancora la tempera stesa con la pennellessa, rincalzando il tema orizzontale della visione.
Le varie fasi: preparazione, disegno, scrittura, tacchettatura, scolature, ancora scrittura, si sovrappongono e si amalgamano lasciando tuttavia leggere i processi. E il risultato è una tessitura "costruttiva" che si inserisce nella tradizione ritmica della pittura di colore da Van Gogh ultimo a Seurat, allo stesso Monet, a Dorazio, più ancora che ricordare il grafismo espressivo dall'informale americano a quello di un Twombly.

Non abbiamo tuttavia ancora accennato alle motivazioni liriche di questa pittrice, che come donna vi si affida con giusta confidenza. Il rapporto io-natura, io-inconscio, spesso rimosso o lasciato stare, viene eletto con slancio dalla Weller. Basta pensare a titoli come: Vibrazione turchese sulla parola mare, Alba, Erba - Omaggio a Seurat, Variazione ocra sulla parola onda, dove le parole erba, alba, mare, onda, hanno un carattere magico: infatti la comunicazione non verte sulla parola onda, ma sulla sensazione reale dell'onda o del mare o dell'alba. Il gioco sottile è tra il titolo che denuncia la sua semantica in senso letterario, e la pittura che allude fisicamente alla natura, verso la quale la pittrice sembra slanciarsi con tutta la sua passione. Natura e paesaggio che ormai rivelano la loro essenza simbolica come altro da sé, universo, ignoto, inconscio, nelle trascolorazioni infinite, dalla bellezza alla desolazione.

È sintomatico che tale aspetto dell'Astrattismo derivato dall'Impressionismo sia rimasto occultato dalle intenzioni puritane delle avanguardie storiche, in particolare del Costruttivismo, del Bauhaus e dei suoi derivati, che hanno voluto impostare il problema dello stile moderno, ed hanno quindi tentato in tutti i modi di eliminare il rapporto individuale con la percezione di sé e del mondo. Rapporto del resto sempre più imbarazzante dalla fine del Settecento ad oggi.

La normativa e la didattica tratte con tanta cura dalle scoperte intuitive degli impressionisti hanno relegato ai margini la sensitività soggettiva che pure ne era stata l'origine (basti pensare all'apoteosi monettiana). Non è un caso che tale attitudine riemerga da quattro cinque anni a questa parte dopo varie fasi di messa in parentesi. Polarizzazioni di questa volontà romantica e shopenhaueriana si sono avute con l'informale da Pollock a Burri, e mai sono cessate ovviamente.
Ma ora sembra che la crisi della società sia giunta ad un punto tale da allentare ogni pressione in senso razionale-costruttivo, e il rapporto individuale con il profondo diviene totalmente libero, libero relativamente ad un'autocodificazione del linguaggio. E non solo nell'ambito della pittura, ma anche in quello della performance.
Simona Weller in un quadro come Variazione viola sulla parola mare, fa una dichiarazione di fede nel contatto con la natura, con questa forza che circonda l'individuo e lo sostanzia.

Linguisticamente la sua cultura è certamente ormai in rapporto con una tradizione formale del colore dal post-impressionismo a Dorazio (formale e non formalistico).
D'altra parte la nota vibrante che sento affine e ancora vagamente in cerca di soluzione è l'esplicitazione romantica, per cui un quadro come "Alba", uno di quelli che preferisco, mi fa venire in mente, allusivamente, certi paesaggi di Friedrich.
E su questo polo femminile (e romantico) della cultura moderna trovo straordinaria in Simona Weller la continua scoperta di sé nella riflessione e nell'immaginazione pittorica.

Roma, Febbraio 1976