Le opere "inventate" da Simona Weller
Se è vero, com'è stato scritto, che esiste una sottile corrispondenza tra la linea dell'orizzonte e la linea melodica dei canti popolari, fino a rendere quasi lineari e senza varianti le canzoni nei paesi di mare, mentre le variazioni di bassi e alti discreti sono il "segno" dei canti nelle regioni collinari e la linea melodica si trasforma completamente nelle vallate delle alte montagne, attraverso fratture e alternanze di bassi profondi e alti inquietanti, quasi a identificarsi con gli alti profili rocciosi delle vette stagliate sul cielo terso, ci è suggerito un parallelo sul piano della poesia e del linguaggio visivo. L'ultima opera "inventata" da Simona Weller sembra portare la chiave del suo linguaggio troppo "scoperto" per non nascondere l'intenso contenuto "velato".
Quello di una personalità forte e pregnante per l'efficacia, la sintesi, la poesia, il nitore di un panorama espresso attraverso una continuità quasi invariata sul piano della "scrittura" e estremamente differenziato per le melodiche gamme di colori solari e lunari. L'ultima opera alla quale si è accennato è attraversata orizzontalmente per tutta la panoramica proposta dalla pittrice da una linea - piano orizzontale che non si esprime in chiave geometrica ed è tale da comunicare una gamma di motivi e contenuti inquietanti. Si sa, la linea orizzontale è la linea della morte. Ma a livello di linguaggio visivo quella linea può essere il limite di distinzione della terra dal cielo, può suggerire tutte le possibili varianti di una gamma illimitata di alternative. Tutto il passato di Simona è stato un "celarsi" nell'ambiguità di un "paesaggio" mentale e altamente pittorico per il quale un solo nome viene - per associazione alla mente, quello di un grande artista: Seurat.
Roma, luglio 1985